mercoledì 14 aprile 2010

Il codice Arkeon?/1


Nei giorni scorsi l’Unità ha dedicato uno spazio enorme al “Caso Arkeon”: due articoli il 9 aprile 2010 (“Da predicatore Vaticano e supporter di Arkeon”, di G.M. Bellu e “Corsi per guarire da tumori o Aids. Le carte dell’accusa” di Ivan Cimmarusti) con una foto gigante di Padre Raniero Cantalemessa in prima pagina e il titolo “Il codice Arkeon”; e un altro articolo il 10 aprile 2010 (“Perizia a pagamento Ecco come Sacred Path ha cercato di ripulirsi” sempre di Bellu), cui si aggiunge una lettera aperta di Padre Raniero all’Unità dal titolo un po' travisato (“Moccia?Lo conosco ma l'ho frequentato solo saltuariamente”).
Il caso è eccezionale perché - nonostante il clamore suscitato in questi anni dal presunto scandalo a base di soldi-sesso-sette, le numerose trasmissioni televisive e i numerosi articoli apparsi sulle principali testate nazionali - è la prima volta che Arkeon finisce sulla prima pagina e non come rimando ad un articolo interno, ma come articolo di testata. Basta guardare la copertina per capire.

E’ evidente che il protagonista negativo degli articoli non è Arkeon ma Padre Cantalamessa e, attraverso di lui, la Chiesa Cattolica. Sua è la faccia in copertina. Ed espliciti sono i parallelismi fatti con gli scandali sulla pedofilia nella Chiesa. Commentando un carteggio tra P.Cantalamessa e persone che gli avanzavano sospetti su Arkeon, infatti, Bellu prima dice: “Il successivo capoverso della lettera è significativo per le analogie che presenta con gli argomenti utilizzati da chi, all’interno della Chiesa, vorrebbe negare il problema della pedofilia. È la tesi del caso singolo” e poi dice: “Non solo non fece alcuna denuncia ma, come abbiamo visto, informò il capo dell’organizzazione. Proprio come quei prelati che, davanti alle denunce di casi di pedofilia, non si rivolsero alla magistratura ma alle autorità ecclesiastiche gerarchicamente superiori”). “Così fanno i preti!”, sembra dire Bellu.

Segnalo la cosa perché è significativa di come il Caso Arkeon sia un conto sul quale ciascuno segna le proprie bevute, un asino a cui tutti caricano la propria soma. Chi cerca vendette e rivalse personali. Chi cerca visibilità professionale e riscatto dalla mediocrità del proprio curriculum. Chi cerca una scorciatoia per una carriera rapida. Chi cerca di cavalcare la vicenda per i propri motivi ideologici, siano essi la questione omosessuale o la questione clericale.

In questo gioco chiunque può essere coinvolto, se torna utile farlo. E se più autorevoli sono le persone che tocca screditare, più grosse saranno le sparate necessarie: nulla è verosimile come il totalmente inverosimile! Nell’ormai quadriennale lotta contro il male rappresentato da Arkeon, la stampa e i suoi astuti imbeccatori hanno progressivamente alzato il tiro, tirando in ballo una serie di persone venute a contatto con Arkeon, ree di averlo sostenuto o promosso: la d.ssa DiMarzio (apprezzata psicologa) per aver incontrato il gruppo; Simonetta Po di Allarme Scientology per aver espresso solidarietà alla DiMarzio e aver criticato il Cesap; Silvana Radoani dell’Asaap, non si è mai capito perché; ora da ultimi Padre Cantalamessa (predicatore della Casa Pontificia) per quelle due interviste; e il Centro Internazionale Studi sulla Famiglia per aver fatto uno studio a pagamento. Ovviamente più alto diventa il bersaglio più grossa e surreale dev’essere l’accusa perché regga. E così se la DiMarzio era diventata “il nuovo guru in pectore” di una setta già sotto la lente di ingrandimento dei media e della polizia, Cantalamessa diventa il protettore di una sgangherata setta di maniaci che disporrebbero di potenti entrature in Vaticano e il Cisf si venderebbe la credibilità per uno studio da 30.000 € su una setta ormai inquisita! Mi limito a considerare che tutte le persone citate non hanno conosciuto direttamente Arkeon e l’unico che lo ha in parte conosciuto (il Cisf) a detta della stessa Unità si è espresso in termini cautamente positivi. Non solo. Sembra che più andiamo avanti, più “i conniventi” con Arkeon siano persone credibili e stimate, mentre gli accusatori di Arkeon hanno dalla propria parte il Cesap, le indagini fatte dal PM sulle carte fornite dal Cesap, gli articoli di stampa sulle carte fornite dal Cesap e la solidarietà di una serie di associazioni di categorie che hanno letto solo le carte fornite dal Cesap.

E aggiungo che a questo gioco tutti hanno interesse a partecipare, tanto non costa niente. Tutti si iscrivono al gioco al massacro perché dà una buona probabilità di guadagni rapidi, se per puro caso la si è imbroccata, e la quasi certezza di nessun costo se si prende una cantonata. In fondo qualcuno ricorda i nomi dei giornalisti che massacrarono Tortora? Credete che qualcuno di loro abbia perso il posto? O credete che lo abbiano perso i poliziotti scriteriati che raccolsero le prove, o i PM invasati o i giudici incompetenti?
Vorrei aggiungere una ultima cosa. Ma qualcuno si è domandato cosa avrebbe avuto da guadagnarne Cantalamessa e/o la Chiesa a sostenere Arkeon? Soprattutto dopo le prime trasmissione televisive di denuncia di presunti reati commessi al suo interno? Se si può comprendere che la Chiesa faccia quadrato attorno a suoi sacerdoti (ammesso che lo faccia), perché avrebbe dovuto esporsi per Arkeon? Per un percorso dichiaratamente nato nel Reiki, disciplina condannata dalla Chiesa? Per un gruppo che – a dispetto dei ventimila adepti ovunque citati, che rappresentavano una stima (secondo me inverosimile) di tutte le persone che almeno una volta avevano fatto un seminario in 15 anni – ai tempi di Cantalamessa raccoglieva forse 300-400 persone? Non c’è una logica in tutto questo! Ma – sembra di capire – non è la logica che interessa Bellu. L’argomento è proprio che “così fanno i preti”, che c’è una sorta di perversione antropologica nella gente di Chiesa (o almeno in gran parte di essa). Un argomento tanto delirante quanto simile alla diversità antropologica dei magistrati di berlusconiana memoria. Come del resto esplicita lo stesso Bellu quando scrive: “L’autenticità di questi documenti - che aiutano a ricostruire quale retroterra culturale e anche spirituale ci sia dietro la clamorosa gaffe su pedofilia e antisemitismo - è certificata”.
Bellu che parla di retroterra culturale e spirituale di Cantalamessa…sono senza fiato!
Per questo, più modestamente, non proverò ad addentrarmi nel retroterra culturale e spirituale di Bellu, ma mi limiterò a provare ad addentrarmi nell’esegesi del “pensiero di Bellu”. Ma nella prossima puntata....

3 commenti:

  1. Caro Klee,
    Credo sia poco necessario spiegarti quanto sia più interessante accostarsi dove certi individiu trovino "pane per i loro denti" sulla pelle delle persone, più che parlare e informare veramente con serietà e corraggio.
    Mi viene spesso da dire "benvenuti nel mondo del business" é forse brutto,credo racchiude una fascia di persone senza scrupoli che ne fanno parte.
    Fabia

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  2. Caro Signor (o Signora) Klee,

    La seguo da un po di tempo e le Sue riflessioni mi sembrano sempre pacate e puntuali.

    In particolare questo Suo primo articolo sul Codice Arkeon è molto esaustivo e documentato.

    Spero di leggere presto il seguito, nel frattempo mi attardo a riflettere brevemente sulla uscita dell'Unità.

    Non solo il 'cosa' e il 'come' ma mi permetto di sottolineare che anche il CHI non è da sottovalutare.

    Come Lei certamente saprà Giovanni Maria Bellu non è un qualsiasi redattore dell'Unità ma ne è il Vice Direttore.

    Insomma non si tratta del primo 'mondo', più o meno 'raro', che lascia il tempo che trova qui sul web.

    Certamente l'obiettivo era Cantalamessa ma se il Vice Direttore di un giornale si 'sporca le mani' e firma di proprio pugno una inchiesta di questo tipo, non possiamo non fermarci un attimo e riflettere. Ne conviene?

    Chi sarà il prossimo ad interessarsi di Arkeon, Minzolini???

    A presto
    Un Suo fedelissimo lettore

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  3. Caro Anonimo
    la ringrazio per l'interesse.
    Condivido che il fatto che un articolo del genere sia scritto dal ViceDirettore di un giornale come l'Unità solleva delle riflessioni. La mia - come già detto - è che ancora una volta Arkeon sia stato strumentalizzato per fini terzi, in questo caso l'attacco alla Chiesa. La mia preoccupazione in questo senso non è per la Chiesa, ma per Arkeon. Per essere più esplicito, il mio timore è che la verità processuale possa non emergere sotto la pressione congunta di tanti interessi terzi che hanno convenienza nel presentare Arkeon come setta.
    Non so se questa sia anche la sua riflessione. Nel caso, mi piacerebbe conoscerla.

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