martedì 24 marzo 2009

Guerrieri e Vittime

Stamane mi hanno colpito due post di Sudorepioggia e di Fioridarancio, perché hanno molto a che fare con ciò di cui volevo scrivere. Il secondo in particolare tocca uno degli aspetti fondamentali della nostra esperienza con Arkéon, ma credo più in generale dell’esperienza umana: la ricerca della verità, l’incontro col dolore e la risposta. E lo fa attraverso la lente di due archetipi dominanti: il Guerriero e la Vittima.

Sia il Guerriero che la Vittima hanno una relazione col dolore, ma diversa sia nell’approccio che nell’esito.

Il Guerriero affronta il dolore, lo attraversa, lo porta.
In questo percorso il Guerriero muore nel dolore, superandolo: attraverso il dolore si trasforma in Re Saggio, portando comprensione nel proprio cuore.
Possiamo anzi dire che è Guerriero non chi combatte, ma chi accetta il dolore come strumento di trasformazione e conoscenza e quindi come veicolo di senso.
Lasciandosi trasformare dal dolore, il Guerriero trasforma il dolore. In questo modo il Guerriero mette il dolore al servizio del mondo, offrendo alla comunità la visione che ha costruito.

Per contro la Vittima subisce il dolore, lo rifiuta, ma in effetti identifica se stessa come “frutto del dolore”.
La Vittima non muore nel dolore, ma nasce con esso e anzi morirebbe senza di esso: essa non supera il dolore ma lo mantiene come un’identità e un diritto di rivalsa, custodendo la rabbia nel proprio cuore.
Possiamo dire che è Vittima chi subisce il dolore come un evento insensato, che dal nulla viene e al nulla porta.
Non lasciandosi trasformare dal dolore, la Vittima non riesce a trasformare il dolore. In questo modo la Vittima mette il mondo al servizio del proprio dolore, trascinandovi dentro gli altri per colmare la mancanza di senso in cui è precipitata.

Tutto questo ha molto a che vedere con Arkéon quale strumento di ricerca della verità. Una verità che spesso non gratifica, che non semplifica, che non è la verità assoluta ma solo una maggior verità su di sé e sulla propria vita. Chi arriva a questo punto può dire di aver trovato “la propria verità”…oppure che non esiste nessuna verità e tutto era un bluff.

E' chiaro che chi vive nell’assenza di senso non può accedere al sacro, deve anzi dissacrarlo e distruggerlo, come i militari del post di Sudorepioggia. Posti di fronte a tanti calici, costoro sceglierebbero come SacroGraal certamente una coppa preziosa, come fanno i cattivi nel terzo episodio di Indiana Jones, mentre non riescono a riconoscerlo nell’umile coppa di legno che sola poteva stare sulla tavola del figlio del falegname.

Nulla ha più senso, tutto è fallito, tutto va cancellato. Giuda si è ormai impiccato.
Invece la Chiesa nasce proprio lungo la strada di Emmaus, quando gli Apostoli – soli – ascoltano il calore nel loro cuore e si interrogano sul senso degli eventi.

2 commenti:

  1. Klee, post straordinario per chiarezza e cuore. Condivido completamente.
    Grazie
    S&P

    RispondiElimina
  2. Condivido S&P che scrive sopra.
    Credo che da questi due tipi di approcci non solo al dolore, ma anche alla vita in generale, nasca o la capacità di trasformarsi o la nescessità di impedirlo a chi ci prova.
    Ciao e a presto.
    Fioridiarancio

    RispondiElimina