lunedì 6 aprile 2009

Onegai shimas

La sensazione – mia personale – è che in questi giorni si sta sviluppando, nel “cerchio dei blog”, un interessante giro di condivisioni, che parla di tante cose ma che mi fa pensare alla figura del maestro.

Maestro non è – secondo me – qualcuno che insegna. E’ qualcuno attraverso cui si impara.
Maestro non sono io a dirlo di me (sarebbe una bella presunzione), ma è qualcosa che tu trovi in me.
In un mio post, parlavo di maestro a proposito del dolore. Fioridarancio ha fatto riferimento al peccato. Sudorepioggia all’errore. Fuoco tribale al suo nuovo lavoro, ai suoi clienti.

Eppure il dolore può essere sterile, il peccato può devastare, l’errore può essere fatale, il cliente può essere “muto”. Cos’è che rende “maestri” questi accidenti?
Direi la mia capacità di ascolto.
La mia scelta di ascolto. Quel click che ti fa dire, dentro di te, parlando al tuo dio, “cos’è che sbaglio, cos’è che non riesco a vedere, dove posso cambiare?” invece di gridare “perché succede questo? perché a me? Perché gli altri sono cattivi?”.
Chiamo tutto ciò “affidamento”.

Affidamento era una parola che usavamo molto in Arkéon per descrivere il rapporto col maestro. Qualcuno lo ha inteso (o lo ha declinato) come fiducia in. Qualcuno come dipendenza. Personalmente ho sempre pensato che l’affidamento non fosse nei confronti del maestro, ma della vita: la fede, non necessariamente religiosa, che gli eventi abbiano un senso e che possiamo scegliere non di cercare di cambiare gli eventi ma di lasciarli entrare per vedere dove mi portano, cosa vengono a dirmi. Un concetto di equilibrio con l’esistenza, se si vuole, in cui la spinta degli eventi e la controspinta delle azioni possano essere una danza e non una lotta.

In tutto questo il maestro è spesso solo uno strumento, la leva che scelgo per alzare il coperchio della mia resistenza o della mia cecità. Io non cerco il maestro, cerco me. Non mi interessa com’è fatto il maestro, mi interessa come sono fatto io. La mia ricerca non dipende da lui, la mia comprensione non dipende da lui. E se maestro può essere il dolore, il peccato, l’errore, allora certamente può esserlo anche un uomo, un qualunque uomo, il meno dotato, il meno giusto, come il più santo e grande.

Tante cose vorrei dire su questo argomento…ma spero che qualcuno voglia aggiungere i propri pensieri, le proprie esperienze.
Per ora, ringrazio i miei maestri.

10 commenti:

  1. Caro Klee, forse il maestro è la vita, e l'insegnamento è il suo riflesso dentro di noi, che possiamo decidere di cogliere o meno. Spesso mi trovo a domandarmi cosa resta di me, davanti a quello di me, che non è poco, che è risposta, volontaria o meno, alle situazioni. E mi domando cosa sarà di me, se sono quello che spero, anche perché molto è al di là della portata della volontà, almeno di quella cosciente (l'altra è la fede?). Mi fermo, per ora, a rendermi conto che le tempeste interiori che mi sballottano sono spesso solo dei temporali, in cui è solo necessario tenere salda la rotta in attesa che torni il sole. Ma, e non mi piace pormi questi quesiti, cosa sono io se non sono quelle tempeste?
    Fatte queste considerazioni personali, il tuo ragionamento non si può non spostare a quanto ci colpisce tutti, in questo caos degli ultimi anni: “cos’è che sbaglio, cos’è che non riesco a vedere, dove posso cambiare?", ma anche "cosa voglio? e perché?" rispetto a questa vicenda. Per ora lascio lì la domanda.
    Ciao
    S&P

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  2. Affidamento, che difficoltà o avuto e forse ne ho ancora quando mi accorgo di certe mie reazioni.Chiunque nella vita che incontri diventa, al meno per me, un Maestro di vita che mi permete di riconoscere e cambiare me stessa e a mia volta divento Maestra chi vede in me questo. A volte si cade nella dipendenza (questo anche serve); è cetamente "Io mi fido di me" che ho imparato a ritrovare.
    Grazie.
    Fabia

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  3. Caro S&P, mi è piaciuto molto il tuo commento, l'ho letto e riletto più volte perchè sento che solleva domande profonde nel mio cuore.
    Credo anch'io che il maestro sia la vita. E credo - anche se lo dimentico sempre quando mi ci trovo in mezzo - che a molte delle mie e delle tue domande non si possa trovare risposta, semplicemente perchè in questa vita il nostro compito è porcele le domande e cecare le risposte, non trovarle.
    Anch'io spesso in questi ultimi anni mi domando cosa sia la mia vita, se sono quello che spero come dici tu. In quei momenti ogni risposta mi sembra parziale, limitata, sbagliata: di solito finisco per sedermi lì ad ascoltare l'uomo vecchio e l'uomo nuovo che parlano dentro di me...ancra non hanno finito di parlare.

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  4. Grazie, Fiducia34, per quel "mi fido di me".
    E' la stessa polare che mi permette di salpare per il mare aperto. E' quello che consente a Colombo di continuare a navigare verso ovest quando la ragione dice che tutto è perduto.
    Che non vuol dire "so di aver ragione" ma più semplicemente "mi fido di me".
    Grazie ancora

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  5. Non vorrei ripetere cose già dette e mi sento un po' timida dopo le vostre riflessioni così profonde e vere. Anche io credo che il maestro sia la vita e la mia capacità di permettere agli eventi della vita di lasciare una traccia dentro di me, di imparare. Quello che oggi mi fa riflettere di questo errare è che quando sono partita avevo molte certezze e poche domande. Oggi ho tante domande, se non mi gira troppo la testa per farmele, e quasi nessuna certezza. A volte mi dico che vivevo meglio prima quando tutto era bianco o nero, eppure so che mi mancava qualcosa, quel qualcosa che mi spingeva a cercare un senso. E' bellissima l'immagine dell'uomo vecchio e quello nuovo che ancora non hanno finito di parlare...perchè anche per me questo dialogo ancora continua e credo continuerà sempre perchè entrambe queste parti di me portano una verità di quello che sono.
    Ciao e a presto.
    Fioridiarancio

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  6. @ Fioridarancio: sì, hai ragione, a volte era più semplice prima. Forse in tanti lo abiamo lasciato perchè era più difficile incontrare delle persone, in quel prima.

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  7. Klee, non ho idea se è passato il mio comento....e ci riprovo!

    "Grazie a te, per permetermi di guardare quello che ero e ciò che ho cambiato di me"
    La stima che ho nei confronti di Vito e chi ho incontrato è per il semplice fatto che mi è tato esso a "disposizione" di guardarmi dentro e di osare essere (nel bene, nel male). Ho realisato che amavo poco me stessa o niente; e sopra tutto mi fidavo poco di me stessa. Amo le persone che scelgo stimolanti caratterialmente; semplicemente mi fanno crescere.
    Grazie ancora,
    Fabia

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  8. @ fiducia34: grazie per il tuo commento

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  9. Anch'io credo che Maesta sia la vita e potenzialmente ognuno che incontriamo sul ns percorso. La questione dell'affidamento si collega alla nostra capacità/volontà di fidarci dell'Altro. Di permettergli di esserci maestro, anche solo attraverso un semplice consiglio o il raccontarci di una sua esperienza (che magari aggiunge in-volontariamente pezzi di risposte alle nostre domande).

    Maestro, essenzialmente per me, è chi/ciò noi stessi ci 'scegliamo' come tale. Qualcuno o qualcosa che ci racconta/trasmette la propria esperienza. E attraverso la sua possiamo trarre (più o meno autonomamente) gli insegnamenti che ci servono.

    (un pò in ritardo nel commentare ma ci sono) ;-)

    Sertan

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  10. @ Sertan: grazie del tuo commento, non è mai troppo tardi, come diceva quella trasmissione tv!

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