domenica 17 maggio 2009

Il fascino discreto dell'idraulico

Questo pomeriggio mia moglie mi ha mostrato un trafiletto promozionale sulla rivista del supermercato, dove si promuoveva un servizio di “mariti in affitto”. Testualmente lo spot diceva: “un servizio che offre aiuto a tutte le famiglie e le mogli che non possono contare sul proprio marito per le commissioni e i lavoretti di casa. Dovete rinnovare il bollo dell’auto? Tagliare l’erba del giardino? Accompagnare i figli alla partita? Niente paura se il vostro partner è oberato dal lavoro o preferisce giocare a calcetto con gli amici: il marito in affitto risolve tutti i vostri problemi…una bella opportunità per le mogli e anche per i mariti!”

Non discuto il merito del servizio, che sicuramente è una legittimissima e degnissima iniziativa commerciale, ma il valore "simbolico", il "non detto" che mi sembra esprimere.

Il trafiletto infatti si rivolge a donne stanche del fatto che “non possono contare sul proprio marito per i lavoretti di casa” perché “preferisce giocare a calcetto con gli amici”! Le parole sono pietre e non credo di aggiungerci del mio se dico che sembra di sentirlo (anche se non è scritto) quel "NEANCHE" per i lavoretti. E la riprova è che la soluzione proposta è “un marito in affitto”. Non “un domestico in affitto”, "un factotum", bensì "un marito".
Secondo il trafiletto, in sostanza, queste donne non sono solo stanche di dover fare tutto loro, ma sono stanche di non aver a fianco un marito; quello che demandano a questa società di servizi non è solo la fornitura di tempo o competenze addizionali per le necessità di casa, ma anche e forse soprattutto la compensazione di un vuoto, di una solitudine. Non è il tempo del marito che manca, è la sua presenza, il suo sostegno, la sua affidabilità. Lui gioca a calcetto!

Certo ci sono uomini di questo tipo. Ricordo anzi che nei seminari di Arkeon si citava la squadra di calcetto come strumento tipo usato da certi uomini per fuggire l’intimità e la responsabilità della relazione di coppia e nello stesso tempo per difendersi dall’intimità col maschile attraverso una relazione più goliardica che adulta. Due piccioni con una fava.
Ma nei seminari di Arkeon il dito veniva messo sulla piaga per indicarla e perché le persone potessero prendersi la responsabilità di guarirla, di fare un salto avanti nell’intimità; partendo dalla condivisione di quel senso di assenza e di distanza, arrivare per ciascuno a scegliere di “ritornare in sé”: quell’uomo non mancava solo alla moglie, ma anche a sé stesso. E lo stesso valeva in altri casi a parti inverse per la moglie.
Qui invece la moglie si è rassegnata e sceglie – bea(o)tamente felice – di risolvere il tutto col marito in affitto. E l’opportunità, chiarisce il trafiletto, è buona anche per i mariti, che così possono continuare a giocare a calcetto o a essere oberati dal lavoro. In fondo basta pagare per continuare a vivere felici e (s)contenti.
Mi fa pensare molto a quell'articolo di un paio d'anni fa apparso su Repubblica, secondo il quale le classiche statistiche di una università americana dimostravano che le coppie che vivono lontano durano di più!

6 commenti:

  1. Credo che il merito di Arkeon fosse quello di riconoscere che esiste la possibilità di cambiare e di provarci sul serio. Non di cercare soluzioni alternative a quello che nella vita ci sembra che non va, ma di avere fiducia che si possa cambiare. In un contesto in cui tutto è sostituibile, è un'oppurtunità davvero rara.

    RispondiElimina
  2. Ogni tanto vedo mia moglie giocvare coi bimbi e insegnare loro a "riparare" i giochi rotti o a riutilizzare avanzi e ritagli per creare altri giochi. Il senso, che per lei è pratica normale, è che nulla è mai da buttare ma tutto si può trasformare. Richiede solo tempo, fantasia e tanto amore per le cose quali esse sono.

    RispondiElimina
  3. Segnalo a te e ai tuoi lettori la messa online di un nuovo sito/blog sul caso arkeon. L'indirizzo è il seguente
    http://ilcasoarkeon.wordpress.com/

    ilcasoarkeon@libero.it

    RispondiElimina
  4. Anche quando è potuto sembrare strano, ho imparato a fare i piccoli lavori extra in casa, con le mie mani, mi piacciono e a volte lo faccio, come cambiare una presa,svittare rubinetti,passare colori sulle mura,riparare cose e quando mio marito entra dal lavoro o nel fine settimana, a anche questo piaccere di fare dei lavori in casa propria e coinvolge anche nostri figli.E' piaccevole ripparare e costruire in casa propria,creare, basta provarci !

    RispondiElimina
  5. @Fiducia34: guarda che così deprimi l'economia! :-)

    RispondiElimina
  6. Guarda che la Ferramenta di paese lui si che fa' affari e c'è solo un muratore che è autorizzato a fare in grossi lavori, è nosto vicino ed è un lavoratore.....sul vecchio e nuovo !Quanto al "uomo in prestito"beh che dire, se è cosi che intendono sollevare l'economia,siamo fritti ! Io ricevo la publcità del Viagra....sarà il caldo che li ispira ?! :-)
    Fabia

    RispondiElimina